Debito pubblico e ORO: una forbice ambigua

Debito pubblico e ORO: una forbice ambigua

Riserva vaticana più grande del mondo

Se uno Stato nazionale aveva 1.000 miliardi in lingotti di oro puro da 400 once, poteva stampare fino a 4.000 miliardi della propria valuta. E così hanno fatto gli Stati da Luigi XIV fino al Gold Standard (1971), compreso il Vaticano. Lo sapevi?

Da quando, però, il mondo si basa sul debito pubblico per dare valore a una moneta e non stampa più in base al sistema aureo, “la forbice” si è allargata: la carta si svaluta e il prezzo dell’oro sale. I sistemi internazionali di pagamento vengono garantiti, dal 1971, anche dal PIL di ogni Stato Nazionale e non solo dall’Oro custodito nelle Banca Centrale.

Questo aumenta in modo esponenziale la capacità di indebitamento ma se non cresce il PIL, svanisce la garanzia dei pagamenti e rimangono i debiti statali che si “spalmano” negli anni a venire. A meno che non cresca il valore dell’oro nelle banche statali.

Cosa è successo all’oro negli ultimi 20 anni?


ORO 2000 – 2020


Bankitalia cambia i tuoi soldi

La modifica del Trattato di Amsterdam del 1999, pone fine al monopolio dell’Oro. Il monopolio del lingotto da 400 once, ossia 12,5 kg circa, acquistabile solo dalle Banche Centrali degli Stati, rimane in ogni altro caso legalmente indissolubile.

La liberalizzazione per l’acquisto di oro da investimento è una scelta di politica-economica per contenere l’indebitamento statale e accrescere il valore dell’ORO.

Dopo la crisi dei subprime del 2008 (consiglio di riguardare il film Wall Street I e II) è cominciato il quinquennio che ha messo a dura prova l’economia mondiale, proprio da quando si è cominciato a risentire del problema globalizzazione: 2008 – 2012.


A fare da volano fu la disfatta di Lehmann Brothers il 15 settembre 2008.


https://www.affaritaliani.it/economia/deutsche-bank-come-lehman-brothers-identico-andamento-azioni-grafico-crack-577514.html

Nel 2008 il prezzo dell’oro cominciò a salire e toccò gli 800 euro/oncia l’anno successivo, dai 300 del 2000 e 600 euro del 2006. Pari a 22,00 Euro al grammo, già raddoppiato rispetto al 2000 per via della sua liberalizzazione, gli effetti della Grande Crisi americana arrivarono in Italia nell’agosto del 2012: crollo della borsa e Oro a 1350,00 €/oz, circa 44,00€ per grammo, il doppio rispetto al 2010.

In America, la svalutazione del dollaro (1,40 sull’euro) ha fatto schizzare il prezzo dell’oro ai massimi: 1900 $/oz. Un record! Furono pagati più di 800 miliardi di dollari dal governo americano per salvare quel crollo azionario. Come? Ricorso all’indebitamento (Titoli di Stato) come vi mostra il grafico nella figura sottostante.


L’italia si ritrovò in piena recessione. La crescita del valore dell’oro custodito dalla Banca d’Italia ci ha salvati da una bufera monetaria, ma l’indebitamento è aumentato.

Londra ebbe il suo bel da fare in quella situazione con la Royal Bank e i suoi crediti in Grecia, dove i nodi tornarono al pettine. I greci furono espropriati dai loro conti correnti. Anche in Italia alcune banche andarono in sofferenza, ma si salvò la massa.


A sua volta il prezzo dell’oro aumenta perchè la moneta si svaluta!


https://it.sputniknews.com/mondo/201904227551631-alcuni-sistemi-monetari-stanno-fallendo-ci-sara-un-ritorno-del-sistema-aureo/

Ora ci risiamo con quell’espediente

Generare debito aumenta il prezzo dell’oro che continuerà a salire inevitabilmente per via della svalutazione monetaria e in quanto materia prima rara. Questo per via della crisi economica che non accenna a risolversi stabilmente, con le imprese che oggi devono affrontare il problema climatico, l’adeguamento delle leggi per la produzione di energia e l’attuale problema Covid-19.

E poi c’è il debito cinese, la disoccupazione e il costo della vita, le nuove sfide dell’economia mondiale (globalizzazione). Il periodo Trump è stato significativo di un era che spreca la ricchezza prodotta in passato e ci ha insegnato che i muscoli non vincono sul cervello…alla lunga!

Altro che pugno duro: pugno d’oro!

Luca Clemente – Goldman

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