Il diktat Alleato sulle Riserve Auree
“Lo sa bene il Venezuela, e lo aveva già capito prima la Germania: nel nuovo disordine globale, non è più la fiducia tra banche centrali a garantire la certezza sull’oro delle riserve nazionali.” Così inizia Il Sole. Si può tradurre: l’oro è mio e per ora me lo tengo io.
La notizia ha fatto scalpore, mentre il mainstream impegnato nella narrativa dominante a difesa del Covid e delle notizie finanziarie ottimiste, sul web si parlava della richiesta di rimpatrio in Venezuela di 31 tonnellate d’oro, custodite nei caveau della Banca d’Inghilterra ormai da molto tempo. Un ammontare intorno al miliardo di dollari come titola anche il sito dell’associazione Italia-Cuba.
Il Commonwealth nel 2019 ha festeggiato i 70 anni di “regno”, alla faccia dell’U.R.S.S., che oggi ne avrebbe compiuto 104 se non fosse stato per la perestroika, con una Riserva aurea ufficiale pari a 128 mld di dollari, 2560 tonnellate di lingotti, contro le 8200 degli USA e le 10000 dei paesi europei.
LA POSIZIONE DELL’ALLEATO
Lungi dal garantire i propri debiti, al quale dovrebbero corrispondere circa a 60.000 tonnellate di oro puro, ossia un terzo dell’oro presente in tutto il mondo che ammonta circa a 180.000 tonnellate, l’America stampa soldi come se piovesse. La Fed ha poco meno di 10.000 tonnellate nei suoi caveau, molti dei quali di Nazioni che vorrebbero indietro quei lingotti, se non altro per sentirsi più sicuri in questa economia opprimente del debito.
Pare che la GB abbia appena 300 tonnellate d’oro ufficialmente. Ma di cosa stiamo parlando? Del fatto che diversi Paesi trattengono quantità d’oro di altri e ne custodiscono gelosamente un diritto di garanzia sui debiti concessi a livello internazionale. Quindi per l’Impero Britannico non è assolutamente importante detenere grosse quantità di oro in lingotti quando possiede “la terra dei sudditi”, ma è capace di vietare per motivi politici discutibili, la sovranità del governo venezuelano, votato dal popolo, trattenendo una porzione d’oro che la regina usa per fare shopping alla boutique della Borsa.
IL GIRO DEL FUMO
In sintesi, i lingotti di altre nazioni verrebbero dati in prestito a banche ed hedge fund, o cartolarizzati in Gold Certificates, dietro l’impegno delle parti a non reclamare mai la proprietà dei lingotti alla scadenza dell’operazione, dice sempre il Sole.
Taciti accordi tra governi, appoggiati dalle élite finanziarie. Che gli Alleati avessero maggior forza rispetto al resto del mondo è cosa risaputa, ma che l’oro custodito dalle banche centrali non ha sovranità, è cosa più nascosta. Non compiace la sicurezza dell’oro se non per un vezzo storico che può salvare poche cose.
Siamo più preoccupati invece della resistenza delle democrazie popolari dell’Unione Europea, che non può gestire le proprie risorse senza dover sottostare al diktat delle élite finanziarie d’oltreoceano. La Brexit è stata una mossa del governo inglese per tornare al suo Commonwealth senza la necessità di una Unione Europea germanocentrica e americodipendente. E la Storia si ripete.