Ritorno al futuro
Nel film Ritorno al futuro, un temerario Michael J. Fox tornava nel 1885 per cambiare gli eventi e trovare poi una realtà compiacente nel 1985. Così proviamo a forzare la comprensione degli eventi oggi, affinchè i nostri figli e nipoti possano capire come affrontare il mondo delle materie prime nei prossimi anni ed avere un luogo vivibile persino nel 2122.
“Il lavoro nelle miniere di carbone ha segnato intere generazioni e ha alimentato un grande flusso migratorio. Vanno ricordate le migliaia di Italiani trasferitisi, negli anni Trenta e poi negli anni Cinquanta del secolo scorso in Belgio, Germania e Francia, alla ricerca di un lavoro, e spesso vittime di incidenti per le esplosioni nelle gallerie, che arrivavano anche a 500 m di profondità.
Oggi che il carbone è stato sostituito, in parte, da fonti energetiche come il petrolio (o l’atomo), gran parte delle miniere europee è stata chiusa. Restano invece attive quelle russe, cinesi e dell’Est europeo e, nonostante i sistemi di sicurezza, in questi paesi gli incidenti mortali sono ancora molto frequenti.” Enciclopedia Treccani
Newmont Goldcorp Mining
La Newmont Goldcorp mining è la più grande impresa mineraria del mondo, è americo-canadese ed esprime la massima concentrazione di riserve auree mondiali: l’immagine di copertina riguarda una miniera della Newmont, una riserva fotografata da Bloomberg. La seconda più grande miniera dell’Indonesia la cui produzione giornaliera della miniera è in media di 600.000 t (660.000 tonnellate corte) di minerale e rifiuti combinati. Il minerale estratto dalla miniera ha un grado medio di rame dello 0,49% e un grado medio di oro di 0,39 g/t. [3]
Il New York Times commentava il 10 gennaio 2022 che la fusione di 10 miliardi di dollari con la Goldcorp ha permesso alla società di recuperare gli 1,75 miliardi contratti nel 1987 (35 anni) per rifiutare un’OPA da 6,3 miliardi di dollari.
Nel febbraio 2002, Newmont ha completato l’acquisizione di Normandy Mining Limited e Franco-Nevada Mining Corporation Limited. Newmont ha affrontato la concorrenza nella sua offerta per la Normandy da AngloGold . Alla fine superando l’azienda sudafricana, Newmont è diventato il più grande produttore di oro del mondo, con una produzione annua superiore a 8 milioni di once. [16]
BUSINESS NETWORKS INTERNATIONAL
La produzione di un oncia d’oro (31,1 grammi) impegna il petrolio utilizzato dai mezzi che trasportano le 600.000 tonnellate di roccia al giorno per 234 chili di oro al giorno, pari a circa 2.5 milioni di dollari al giorno di utile, solo con l’oro. L’aumento del costo del petrolio genera inevitabilmente un aumento del prezzo dell’oro visto che incide per un terzo della sua produzione.
Il business dei Signori dell’oro non si limita ovviamente ad un mero calcolo di once estratte, bensì cercano ovviamente Stati che hanno leggi fiscali e tassazioni degli utili agevolate. E’ il caso del Nevada che come ricorda Gold Investing News, ospita le prime tre aziende minerarie del mondo: Newmont appunto, Barrick Gold e Kinross Gold. In più hanno miniere situate in Paesi del Terzo Mondo (oggi detti emergenti, in parte) dove spesso si cerca di convincere i Governi ad autorizzare vere e proprie regolamentazioni a favore delle suddette imprese.
Ne è un esempio la miniera di cobalto del Congo. All’apparenza molto partecipata, lascia le bricciole ai Paesi che impiegano le maggiori risorse quando c’è da incassare il compenso a lavoro finito. Nonostante gli entusiasmanti video su youtube che visualizzano una popolazione “likely”, le baracche e una vita lavorativa precaria ai limiti della sopravvivenza, sono lo standard di queste miniere. Pare che la Green Revolution eluda le richieste degli indigeni, quando non cerca proprio di sterminarli, come nel caso dell’Australia e dell’Indonesia.
IL COMPRO ORO
In occidente si è sviluppato il fenomeno del Compro Oro, un negozio dove si ritira l’oro usato. Il gioiello ritorna in fonderia per essere ri-fuso e riutilizzato nell’industria sanitaria, automobilitica, nelle telecomunicazioni ed areonautica, nell’elettrificazione e nelle banche,
Il recupero è di gran lunga la via migliore per le aziende, le famiglie e le popolazioni che hanno estratto finora. Convogliare la ricchezza della materia prima senza concentrazioni eccessive permette alle lavorazioni di generare profitto ma allo stesso tempo di garantire un’equa distribuzione dello stesso.
Purchè questa attività sia controllata dalle stesse fonderie che hanno i mezzi per tenere il “riciclaggio” fuori dal riciclo e possa assicurare la crescita della popolazione autoctona come lo fu per le imprese di del settore terziario e quaternario nel nostro “Bel Paese”.
Luca Clemente
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