L’ORO POLITICO
“Secondo le proiezioni fornite dal FOMC (Federal Open Market Committee) la maggior parte dei membri ipotizza che i tassi di interesse possano tornare sotto il 5% nel corso del 2024, sulla base di due-tre tagli nel corso dell’anno. Previsti altri tre-quattro tagli nel 2025, che potrebbero portare il tasso di riferimento sotto il 4%. Il saggio di riferimento dovrebbe stabilizzarsi al 2,5% nel lungo termine.” (Soldi On Line)
La manovra anti-inflazione della FED, dalla quale dipende il futuro del dollaro, mira a contenere la svalutazione della moneta, tenuta così sottocontrollo con l’aumento del costo del denaro. Finora però se n’è avvantaggiato l’oro che negli ultimi 5 anni si è avvalorato, a vantaggio della solvibilità delle banche attraverso le Riserve Auree.
Dall’estate del 2019 l’oro fisico da investimento è cresciuto del 40% passando dai 45 ai 70 euro per grammo. La quotazione dell’oro, dipendente dalle decisioni della FED, mira a limare gli interessi sui debiti pubblici, statunitensi e non, oltre che garantire la solvibilità degli istituti di credito privati (le banche). Gli accordi di Basilea infatti, impongono regole di solvibilità piuttosto severe e l’oro si conferma un asset strategico oltre che una diversificazione che dà sicurezza .
Come vediamo dal grafico, l’onda di contenimento dell’inflazione proposta dalla FED si può leggere come una virata verso la stretta monetaria, la quale porta verso un periodo più austero che accompagnerà la transizione economica.
UCRAINA E MAINSTREAM
Nell’immediato si cerca di arrivare fino alle nuove elezioni americane a novembre 24, quando sarà più chiaro lo scenario d’oltreoceano, oggi in seria difficoltà, come ricordato da voci fuori da coro. La narrazione mainstream purtroppo non sempre si dimostra all’altezza della comprensione particolare che oggi richiede la materia finanziaria, politica ed economica, insufficiente a spiegare le decisioni a riguardo.
La ricostruzione dell’Ucraina e la ristrutturazione economica dell’Europa, passa per la Guerra. Questa esplosione di investimenti internazionali, sono un modo per riconvertire l’economia europea e convogliarla nel nuovo mondo elettrico-digitale. La crescita del capitale nel futuro è assicurato dai tassi alti di sconto che portano ad una triplicazione dei capitali attuali.
ACCORDI CBGA
Il terzo Central Bank Gold Agreement (CBGA3), firmato nel 2009, riguardava le vendite di oro delle banche centrali dell’Eurosistema, nonché di Svezia e Svizzera. Come i due precedenti accordi, il CBGA3 copriva un periodo di cinque anni, in questo caso dal 27 settembre 2009, data di scadenza del secondo accordo, al 26 settembre 2014.
Il quarto firmato nel 2014 e fino al 2019, porta la firma dei Paesi dell’Unione Europea e lascia un’eredità legale legata alle riserve di oro fisico detenuto dalle banche centrali di ogni Paese. Come conferma anche il World Gold Council, il più autorevole sito sulle dinamiche dell’oro, in un sondaggio del 2023, il 25% delle banche centrali mondiali è in procinto di aumentare le riserve auree. Se da un lato si cerca acquistare oro per aumentare la solvibilità dei debiti, dall’altro si aliena per compensare il divario economico.
Per esempio, la Repubblica Ceca nel 2023 ha acquistato quasi 20 tonnellate di oro, un Paese di 10 milioni di abitanti che ha una riserva oggi di 35 tonnellate di oro, quindi un passo in avanti di più del 50%. Questo per via dell’accordo CBGA per il quale ogni stato membro deve il 15% della propria riserva aurea alla BCE. Di contro la Slovacchia, la cui riserva aurea ammonta a 30 tonnellate circa, dopo aver liquidato nel 2009 e nel 2014 il 15% alla BCE, rimane seriamente legata alla sua politica economica di tassi record sui titoli di stato della Slovacchia che hanno indebolito perfino l’attuale Primo Ministro.
LE CONSEGUENZE
Questo quadro internazionale porta ad acquisti massicci delle banche centrali che poi emettono titoli legati al prezzo dell’oro, come ETC, ETF e il mercato ultra speculativo del trade on line, che fa ovviamente salire il prezzo dell’oro e ne gonfia il valore intrinseco, generando una spirale negativa anche per i risparmiatori.
In un gioco molto rischioso, tra instabilità economica ed incertezza finanziaria, la scommessa di una risoluzione della crisi politica internazionale è poco auspicata, fintanto che la posta in gioco è così allettante. Il compromesso storico sarebbe la fine di queste speculazioni e queste scommesse che in modo o nell’altro generano ricchezza, ma anche distruzione, politica, sociale, ed economica.
Luca Clemente
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