NUOVO CROLLO ALL’ORIZZONTE?

Dal 2012, l’inesorabile crescita del prezzo dell’oro e degli indici azionari, è una costante. Come descritto anche nell’articolo di Tesaurum sulla crisi internazionale, con la lotta alle risorse e l’incertezza economico-finanziaria, il prezzo dell’oro ha toccato i 90 dollari per grammo, 2800 dollari per oncia, la mattina del 3 febbario 2025. Attendiamo il valore di 90 euro al grammo, ma poco cambia per le certezze che andremo a spiegare perchè non è tutto oro quello che luccica.
La speculazione di Borsa oggi, ci riporta al periodo 2008-2012, quando la tensione internazionale odierna era ancora ai primordi e la crisi economica tanto “urlata” era un escamotage per gli investitori pigri. L’oro schizzò a 1900 dollari, per poi crollare a 1000.
In America, con la bolla immobiliare del 2008, molte famiglie si ritrovarono sull’astrico dopo aver fatto mutui a 6 o 7 cifre. Le multinazionali comandavano l’intera nazione e Obama entrava a far parte di quel teatrino della distensione internazionale che oggi è solo un lontano ricordo.
IL CROLLO DEL PREZZO NEL 2013
Molti fattori sono intervenuti in questo crollo. In primis, fu l’ingente somma di denaro stampata dopo l’esplosione della bolla immobiliare post 2008, come intervento “salva America”. E poi, ci fu l’investimento per l’economia mondiale contro l’espansione cinese, la guerra in Ucraina e in Medioriente. Il classico del “Due piccioni con una fava”. L’economia americana dal 2015 ad oggi ha sborsato quasi 2 triolioni di dollari, raddoppiando il suo debito pubblico.

Il prezzo dell’oro è dato dalla quantità di Domanda e Offerta. Il semplice fatto di ordinare tonnellate di lingotti per compensare il valore delle Riserve Auree danneggiate dal flusso finanziario (cash flow) ininterrotto, ha portato ad una corsa da “tempi d’oro” delle Banche Centrali, che alimenta tutto il sistema delle materie prime, fornendo vari assist ai titoli di Borsa, com’è successo al gas nel 2022. I titoli legati alle materie prime sono uno dei motivi che hanno fatto lievitare il prezzo dell’oro, il quale potrebbe sgonfiarsi tutto d’un colpo.
Ma per questo bisognerebbe stampare nuova moneta fresca che farebbe aumentare l’inflazione a tal punto che probabilmente il sistema economico non reggerebbe. Questa in soldoni è la paura dell’Europa, della Commissione in particolare che già traballa sotto i colpi americani.
DONALD’S DUTIES
Ecco perché i dazi. L’economia americana si è contraddistinta per indici di Borsa in questi anni. Il Dow Jones ha fatto breccia per 20 anni nel cuore dell’economia mondiale. I risparmiatori guadagnavano ancora quel 5% netto dai titoli di Stato (Italia Bond Ciampi, 1992)., ma all’orizzonte si contrattavano nuovi debiti con l’amministrazione americana, che oggi riscuote a spron battuto comprandosi mezza Europa e rifinanziandola con la guerra.
...e intanto truth guadagna il 15%…
Oggi l’America si ritrova, come da copione, in una situazione dove il lavoro manca, le imprese chiudono, i proprietari di immobili svendono e la centrifuga della politica internazionale costa. Quale miglior momento per chiudersi in casa a ragionare sul da farsi? I dazi aprono un nuovo capitolo sull’aumento dei prezzi al consumo, l’aumento del carovita e la possibilità di avere materie prime ad un prezzo calmierato. Se una volta intervenivano i governi stampando moneta, ora la “dottoressa” Lagarde mette mano al bisturi attraverso l’indebitamento dell’emissione dei titoli di Stato europei, uno Stato che vacilla sia nella fiducia che nella gestione delle risorse.
LE MAJOR FINANZIARIE
Attualmente le Borse sono caratterizzate da rischio medio alto. Si fanno molti affari come tra il 2008 e il 2012, ma attenzione alle bolle. Il mercato immobiliare cinese, la crisi europea e la scommessa mediorientale sono una polveriera pronte ad esplodere nella frenesia delle Borse mondiali.
Oltre che a cercare nella crisi internazionale le dinamiche di borsa è la politica economica a fare da guida. I grandi gruppi hanno conquistato un potere tale da dirottare qualsiasi idea geopolitica. Questi Gruppi sono il partito politico di maggioranza e decidono le sorti economiche di una nazione.
Pensate se domani decidessero di declassare i finanziamenti in Cina come successe nel 2008 in America. Oppure se l’Europa si svegliasse tutto d’un tratto in un caos finanziario con il crollo di Bruxelles e dell’euro moneta. Non sono più i Governi a decidere le sorti dell’economia. Fin dal 1986, anno della perestroika russa.
La FED non è più garanzia di forza del denaro, così un crollo imminente della Borsa come successe nel 2008, potrebbe far crollare la domanda di oro che oggi è al top per bilanciare le perdite finanziarie. Siccome l’oro viene acquistato in dollari, che continua a perdere di valore, salverà dal crollo del prezzo dell’oro che potrebbe addirittura diventare ufficialmente il bene di riferimento reale dell’economia mondiale, come lo fu in passato.
Luca Clemente
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