Un’idea d’oro: le nanoparticelle

Un’idea d’oro: le nanoparticelle

Va avanti il nostro studio riguardo alle biotecnologie legate all’oro. Infatti a noi di Tesaurum.it preme ricordare che l’oro fisico è una materia prima utilizzata per l’80% nelle lavorazioni orafe, industriali e nel settore medico-scientifico e solo per il 20% circa utilizzato come oro fisico da investimento. A tal proposito siamo a descrivervi le nuove frontiere del suo impiego, come già anticipato negli articoli scritti in precedenza riguardo lo spazio, la medicina e il benessere.

Come cita un articolo di Ospedali Regionali News, “negli ultimi vent’anni l’uso di nanoparticelle (d’oro) è aumentato costantemente.

Tuttavia la loro sicurezza ed effetto sul sistema immunitario rimane una preoccupazione importante“. I ricercatori dell’Università di Ginevra in collaborazione con la Swansea University Medical School (UK) stanno fornendo le prime prove del loro impatto sui linfociti B umani, cellule umane responsabili della produzione di anticorpi e quindi i potenziali effetti avversi.



Le nanoparticelle d’oro potrebbero “difendere” le pareti dei farmaci salvavita

in modo da non essere attaccati dagli anticorpi prima che giungano a destinazione. “Questo potrebbe essere particolarmente utile per la ricerca futura, poichè l’uso di nanoparticelle in medicina richiede ancora chiare linee guida.” (fonte www.unige.ch)

E’ una scoperta utile alla ricerca che vuole dimostrare come alcuni metalli possano difendere l’integrità delle sostanze che sono custodite al suo interno, ça va sans dir: gli studi di ricerca costano molti miliardi e non sempre i governi mondiali sono interessati ad alcuni studi. Ma a questo forse sì, se pensiamo alla lotta contro il cancro e quante vite potranno essere salvate.

Negli ultimi 2 anni abbiamo visto purtroppo un utilizzo di questa tecnologia per scopi clinici che trovano grossi limiti etici. Ciò non mette in discussione la tecnologia, bensì è la conferma del suo successo. Ma visti i grossi guadagni delle case farmaceutiche private, dovrebbero indurre ad un maggior controllo delle autorità sugli effetti avversi dell’utilizzo di medicinali che sfrutteranno le nanotecnologie.  



di Luca Clemente

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