Heart of gold
Con la splendida canzone di Neil Young, ci prendiamo un thè e cerchiamo di capire meglio come funziona il sistema cardiovascolare dell’oro in questo venerdì di mezzo autunno 2021.
Dai tempi del Metallo dei Re ad oggi, l’oro non ha mai perso di valore, tanto che sarebbe motivo di orgoglio per le popolazioni espropriate da questa ricchezza. Non tanto per il valore dell’oro in sè, quanto per le qualità dello stesso metallo duttile e malleabile, che prende forme quasi umane sul corpo, se lavorato.
E’ un fatto di cuore che riguarda le persone ricche di portafoglio ma povere d’animo visto che spesso poi frequentano quei paesi dove i poveri sono solo un triste intralcio alla vacanza.
Sono state utilizzare circa 90 mila tonnellate in tutto il mondo con un indotto di 100 miliardi di euro all’anno. Dai dati di Confartigianato, almeno il 25% di questo indotto si sviluppa in Italia, le cui aziende orafe commerciano con l’Europa e il Medio Oriente grosse quantità di prodotti finiti insieme a 31 mila lavoratori pari ad un quarto del settore in Europa. Ma quanto costa la materia prima? Il prezzo al fixing (o quotazione LBMA).
La domanda di gioielli on-line aumenta sempre di più, con prezzi che vanno dai 100 ai 1000 euro, appetibili a tutti i “timidi delle gioiellerie”.
IL SISTEMA DI ESTRAZIONE
Voglio chiarire: sia l’oro da recupero che quello estratto, utilizzano agenti inquinanti. Le nuove tecniche proposte dalle ricerche non vengono utilizzate su larga scala se non proprio rigettate al mittente. Questo disinteresse per la sostenibilità è una sconfitta per la nuova generazione di operatori del settore che si trovano a dover giustificare la provenienza di metalli preziosi e magari subire controlli di consumatori più attenti.
Di fatto, l’oro di gioielleria non ha di questi problemi in Italia: chi si avvicina al gioiello sostenibile si dirige verso argento, ferro e leghe, senza domandarsi la provenienza del metallo.
Abbiamo sostenuto negli articoli di Tesaurum che l’oro fisico da estrazione e l’oro di recupero sono due lati della medaglia che da un lato è causa del massiccio sfruttamento territoriale e dall’altro pone rimedio sugli errori del passato.
Da quando si cura maggiormente la produzione sostenibile, molti giacimenti pagano ingenti multe per continuare l’estrazione dei metalli, nell’attesa di chiudere quei loculi d’infamia che uccidono e affamano intere popolazioni nel territorio depauperato. Anche questo accresce il prezzo dell’oro.
I padri che passano il tempo in miniera e danno le “dritte” alle ricche e potenti lobbies di “metallari” provano a piazzare i figli nelle cossidette élite del villaggio per un appartamento in città e un posto all’università.
IL TRIANGOLO D’ORO
Le gioiellerie compongono circa il 50% della domanda di oro fisico. Il restante è diviso approssimativamente tra industria (20%) e banche (30%).
L’oro finanziario tanto usato ultimamente per speculare sul prezzo dell’oro e creare ricchezza dopata, rimane oro inutilizzato, non solo per la gioia dei corpi, ma anche per la scienza e l’industria che potrebbe migliorarci l’esistenza, come dicono i Gretini.
Senza essere troppo complottisti che non va di moda, il triangolo d’oro tra Birmania, Laos e Thailandia, dove si pagava la droga in barre d’oro ha una storia di politica internazionale che lega il nostro Paese ad una storia malandrina del passato.
Quelle pratiche oggi sono occultate da un sistema legale che prevede un miglior rapporto popolazione indigena e governi mondiali, come auspicato anche dal Cop26 di Glasgow, preparato con i tanti bla bla bla, deluso però della “congiuntura” economica poco incline ad aiutare il processo di eco-sistemazione del mondo.
Il sistema mondiale basato sulle cinque gioiellerie più grandi del mondo, con 15 miliardi di fatturato annuo in aumento, è un ambiente costellato di acquisizioni, come per esempio Van Cleef & Arpels da Richemont di Rupert che dice:
“Non si tratta solo di quello che compri – ha dichiarato alla stampa – ciò che conta è la possibilità di supportare i brand quando le cose si mettono male. Si crea maggior valore azionario costruendo una reputazione piuttosto che comprandola.” Johann Rupert è stato definito dalla stampa “Rupert l’orso”.
CONFLICT FREE E’ LIBERTA’
Non solo il mondo dei gioielli ma anche quello delle pietre preziose rimane un mercato conflict free nelle economie solidali. Il mondopolio utilizzato dai sistemi di classe rimane un limite ancora per pochi che detengono la maggioranza della ricchezza.
La possibilità di acquistare oro per tutti dopo la sua liberalizzazione è un fatto scomodo perchè probabilmente suona come un “tutti uguali” poco amato presso chi non vuole condividere le libertà nazional popolari di chi si sente ancora sovrano nel proprio Paese.