Il cammino dell’oro
Oggi daremo una breve rassegna stampa del passato recente per capire perchè l’oro è cresciuto del 250% in quasi 25 anni di liberalizzazione. Come sanno ormai molti che seguono questo canale d’informazione, il bene rifugio per eccellenza oggi costa intorno ai 60 euro. Nel 2000 valeva circa 10 dollari al grammo, circa 300 dollari per oncia. Il mercato libero dell’oro ha permesso lo scambio tra privati cittadini e ne ha innalzato il prezzo, ossia il valore. Oggi siamo a circa 2000 dollari per oncia.
Dal 1998, primo crollo della borsa di Wall Street, il mondo finanziario ha indotto la diversificazione, una necessità per i risparmiatori, al fine di sopperire alla riduzione degli interessi sui titoli di Stato (Wall Street di Stone insegna). Gli investimenti in derivati e piani di accumulo legati a fondi d’investimento, diventarono una moda in un’economia in discesa libera, il crollo del 2008 già produceva i suoi frutti in oro a quota 1300 euro all’oncia (33 euro al grammo) contro i 600 euro del 2002. Dopo il crollo l’oro ritorna in vetta.
CONTENERE L’INFLAZIONE
Nel giugno del 2021 Sissi Bellomo del Sole 24 Ore ci informava dell’entrata in vigore delle nuove norme di Basilea 3, che “rischia di ostacolare le attività finanziarie legate all’oro e la filiera legata alla sua produzione“. Le misure sancite dall’accordo di Basilea che obbliga le banche a far fronte alle operazioni di scoperto su derivati e strumenti finanziari rischiosi, portano ad acquisti massicci di oro da parte delle banche per garanzia di solvibilità.
Questo strumento patrimoniale evita la stampa di altra moneta che aumenta l’inflazione e quindi la svalutazione e l’inevitabile aumento dei prezzi. Le banche (e gli Stati) hanno deciso di mantenere il valore della propria moneta forte attraverso la ricostituzione delle Riserve Auree. Misura di contenimento dell’aumento dei prezzi al consumo e dei prezzi delle materie prime, legate anche alla produzione dell’oro, la Riserva Aurea garantisce la solidità del sistema finanziario, patrimoniale e anche territoriale di uno Stato o di un intero continente (vedi l’Asia).
ORO FISICO E ORO FINANZIARIO
Il prezzo dell’oro aumenta per la sua rarità. A parità di offerta sarà venduto ad un prezzo crescente. Le riserve si assottigliano e chi ce l’ha non le molla facilmente, per il suo valore intrinseco. Gli Stati che posseggono oro nelle Riserve se lo tengono stretto. Così come le 2500 tonnellate italiane il cui valore è cresciuto del 250% appunto negli ultimi 25 anni, complice anche il passaggio all’Euro del 2002.
Un altro articolo di Investire Oggi, del luglio 2021, ci dice che il “Net Stable Funding Ratio”, l’insieme delle regole fissate a livello internazionale dopo la crisi del 2008 per rendere più solidi i sistemi bancari, è entrato in vigore a fine giugno del 2021.
Ha spostato l’oro fisico su Rischio Zero (Tier 1) ma non l’oro legato al finanziario come ossia il “paper gold” a rischio (Tier 3) perchè privo di copertura finanziaria, ma scommette solo sul suo prezzo.
Gli accordi di Basilea (Svizzera) risalgono al 2015, quando già si parlava con una nota di terrore dei famigerati Test Bancari i quali misero a nudo la solvibilità, ossia la capacità di far fronte agli impegni da parte delle banche, le quali sono diventati sempre più istituti di investimento che di deposito. Vi ricordate il contadino genovese che andò a chiedere i suoi 400.000 euro in contanti in banca? Era il tempo del crack Carige e della rivoluzione delle banche, indotta dalle grandi finanziarie americane.
ULTIMATELY
Infine vorrei concludere con una riflessione suI motivi della liberalizzazione dell’oro. In tempi non sospetti quando l’oro cominciò a produrre i suoi frutti liberali, un articolo spartiacque del Sole 24 ore di Roberto Capezzuoli del 28 settembre 2010, ci spiegava della nascita della CBGA, Central Bank Gold Agreement, una sorta di consultorio tra banche centrali chiamate a raccolta dalla LBMA per sondare quante banche avrebbero voluto alienare il proprio oro per liquidare il rialzo del 2008.
Nel 2000 il noto banchiere americano Greenspan ha voluto ricordare “Se tornassimo ad uno standard aureo e aderendo alla effettiva struttura dello standard aureo come era prima del 1913, andrebbe tutto bene. Ricordate che il periodo dal 1870 al 1913 è stato uno dei periodi economicamente più aggressivi che abbiamo avuto negli Stati Uniti, e si è trattato di un periodo d’oro dello standard aureo. Ho la fama di “gold bug” e tutti mi ridono dietro, ma allora perché le banche centrali possiedono oro oggi?”
Insomma, la liberalizzazione dell’oro ha il semplice obiettivo di alzare il valore patrimoniale a copertura delle banche, ma lungi dal diventare uno standard. Possedere oro è come possedere una casa nella piramide degli investimenti, un’immobilizzazione liquida di lungo termine che assicura la continuità in momenti di stagnazione e crisi, ma una risorsa pronta all’uso in momenti più floridi.
Luca Clemente
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